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Francesco Palmieri (1953) è docente di materie letterarie. Scrive poesie e si occupa di critica letteraria, collaborando con la rivista QuiLibri. Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati in antologie (LietoColle Editore) in riviste letterarie (Historica) e in numerosi siti e blog specializzati.


 

- Epifania dell'occhio/Epifania della parola -

Una riflessione su “MeTe”, di Francesco Palmieri

In “Metafisica” , nel I Libro, Aristotele scrive: “Tutti gli uomini tendono per natura al sapere. Lo segnala il loro amore per le sensazioni, amate per se stesse, indipendentemente dall’utilità; preferita tra tutte la vista, non solo in funzione dell’azione, ma anche senza intenzione pratica. Il motivo è che, mostrando la molteplicità delle differenze, la vista fa acquisire più delle altre sensazioni [nuove] conoscenze.”.

I termini fondanti di tale argomentazione sono immediatamente in rilievo: non si parla di fisiologia del senso-vista, non se ne fa un riduzionismo naturalistico, bensì si procede tout court in uno spazio umano ed umanizzato: quello del sapere, dell' “amore per le sensazioni, amate[...]”, del carattere immateriale e non strumentale delle sensazioni visive; quello della capacità stereoscopica dell'occhio, a cui si può aggiungere -senza che Aristotele stesso se ne adombri- il 'potere epifanico' che la vista in condizioni particolari sembra produrre ipnopompicamente, ossia quella qualità -trascendente il dato fisico-oggettivo e bruto- che Fabio Trisorio chiama “occhio del sogno”.

Ed ecco dichiarata, fin dall'incipit, l'intenzione e la motivazione d'/all'essere del presente lavoro: la delimitazione di uno spazio onirico, la fissazione di un' area meta-fisica appunto. La Polaroid e i suoi scatti ne sono gli strumenti umani, così come le reti neurali, il cervello e l'infinità dei suoi impulsi chimico-elettrici sono la base materiale, la struttura sostanziale da cui poi evolve il pensiero, l'immaginazione, il livello simbolico del mondo e delle cose, la densità concettuale, filosofica, conoscitiva ed ermeneutica dell'archetipo, la poesia. La poesia. Trisorio lo dichiara apertamente nella sua Introduzione: “sentivo che mancava qualcosa, un equilibrio 'tonale' al tutto.”, mancava la dicibilità dell'immagine, in altri termini mancava la parola. Una parola che non fosse didascalia, non fosse intervento tecnico argomentato in proposizioni verbali, ma sfioramento e amplificazione, comunicazione asintotica, 'asintoto', che è poi la metafora filosofico-psichica di una tensione verso l'indefinito, verso un infinito che non si fa raggiungere ma che riesce, 'a scatti' e nel ritmo fonematico e grafemico della parola, a divenire epifania, manifestazione sensibile, emozionale, esperienza della coscienza e dell'Io.

Ed è alla poesia di Silvia Rosa che è spettato l'arduo compito di far parlare le immagini, di farle pulsare di quella loro semantica potenziale che è poi la “mancanza” a cui Trisorio stesso fa riferimento. Sembra quasi la riproposizione di quel momento drammatico e leggendario in cui Michelangelo colpì a un ginocchio il suo Mosé, con un martello, mentre gli gridava disperatamente: “Perché mi guardi e non favelli!?”. Ma qui, contrariamente all'episodio citato, le immagini parlano: Silvia Rosa parla, esprime, incide, graffia, affonda, eleva e sublima; Silvia Rosa scrive parole che hanno la grazia della leggerezza e l'abissalità della caduta, l'innocenza del consegnarsi a un Tu, indifesa, esposta, e la disperazione di un Io che ritorna a sé frammentato, quasi abortito dall'incomunicabiltà con l'Altro da sé.

Un Io che riepiega su stesso per il tentativo estremo di ricomposizione -direi autoerotico- di un' Identità irrimediabilmente privata della fase, psicologicamente e profondamente essenziale, del rispecchiamento nell'Altro da sé (perfetta, a questo proposito, la fusione immagine-parola su "Madonna domestica", una dialettica che si fa sintesi compiuta di senso-vista; e altre ne potrei potrei menzionare).

In fondo, com'è dichiarato nell'Introduzione, il progetto “MeTe” è un viaggio, un viaggio dello sguardo e, in assoluta sincronia, un viaggio interiore, “un confronto tra l'anima e il suo fenomeno”, un percorso dove il vedere rifiuta l'oggettività ottusa e funzionale della realtà, dei suoi oggetti, per farsi esperienza umana, lettura risonante dell'essere e dell'esserci, e proprio nella sua forma linguisticamente più elevata: la poesia. Perciò il progetto “MeTe” può dirsi -a tutti gli effetti- una visione poetica del Mondo, un tentativo -a mio avviso riuscito- di far parlare le immagini, gli “scatti”, i fotogrammi di una realtà onirizzata e onirizzante. Ma ancora di più potrebbe essere un invito degli Autori , una raccomandazione di profonda pedagogia umana, a non abbandonarsi alla superficialità dello sguardo, alla durata dell'effimero estetico a cui la postmodernità consumistica sembra averci indottrinati e inconsciamente condizionati. Sembrano dirci, in altri termini: non dimentichiamoci mai di essere umani, non cediamo alla dittatura di un sensismo privo di sensualità, perché noi siamo ontologicamente sinestesia e complessità, percezione e linguaggio, senso e ragione, e ancora di più: vista e poesia.
La vista trasfigurante di Fabio Trisorio e la parola vibrante di Silvia Rosa.


 

- Ibride preghiere fotovoltaiche - di Max Ponte

 

Me-Te ibridazione fotopoetica, scatti polaroid + scatti alfabetici, preghiere alla/della “madonna domestica” addomesticata, flash sulle ombre, il vaso di Pandora scoperchiato, rimane la speranze in/corpo/rea, Me-Te, moltiplica i rimandi, due persone + identità personali + luoghi come nicchie votive, Me-Te ibridazione, Fabio è giunto a Torino munito di rotolo di fotoimpressioni poetate da Silvia, rotolo inscatolato che si è mosso sui binari fino a Porta Nuova, binari paralleli di scrittura alfabetica e luminosa, e su un fondale latteo le pre/visioni Me-Te- ohpatiche, i sopralluoghi, la via cruci(s)verbale in ibride preghiere fotovoltaiche.

Max Ponte (1977) è poeta, scrittore, traduttore, esercitatore di arti trastullate e allenatore nella disciplina della dissipazione dello spaziotempo. Poesia, libri e progetti artistici assorti e assortiti, mostre, poetry slam, gli eventi con Poesia Totale e la radio con Ondivago, le interviste, il tutto anche su Facebook e in mille altri rivoli. (Sito)

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